Progetto di sviluppo locale per l’inclusione sociale
2009
Parole chiave
Sviluppo locale; Sostenibilità ambientale; Chilometro zero; Cittadinanza attiva; Inserimento lavorativo; Nuove povertà; Nuovi bisogni; Nuova filiera produttiva; Nuovo modello di convivenza sociale.
Abstract
Il “distretto sostenibile”è pensato all’interno di un’area periurbana dismessa dove ricreare delle condizioni favorevoli per lo sviluppo di attività produttive di tipo agricolo, insediamenti abitativi e di servizi, producendo nuovi posti di lavoro attraverso l’inserimento di persone appartenenti alla categoria delle “Nuove povertà”. E’ una sorta di nuovo villaggio urbano, dove chi vi lavora può anche abitarci, ed essere soggetto attivo nell’implementazione di risorse, sulla base di un sistema di filiere di produzione-consumo.
Le diverse forme di agricoltura che producono gli spazi della “periurbanità”, hanno caratteri propri e innovativi che, diversi da quelli dell’agricoltura rurale indifferenti alla città, possono aspirare a rispondere al bisogno di una nuova socialità. Non si tratta né di città né di campagna, ma di un “Terzo Territorio”.
In tal senso, la possibilità di sintetizzare “nuovi bisogni”, generati dalle trasformazioni socio-demografiche e territoriali da un lato e dai processi di espulsione sociale dall’altro, può produrre un nuovo modello di convivenza dove lavorare, abitare, erogare e ricevere servizi, attivare filiere produttive, in un unico disegno. E’ questo un particolare modello di sviluppo sostenibile, in cui la funzione della cooperazione sociale e dell’associazionismo diventa centrale nella logica dell’intervento pubblico-privato.
Ambito territoriale
Villa Bernaroli, settore occidentale del territorio comunale di Bologna, chiuso verso la città dall’asse tangenziale-autostrada e incuneato tra l’abitato di Borgo Panigale e l’insediamento artigianale e industriale di Zola Predosa, che raccoglie uno spazio aperto di 45 ettari.
Obiettivi generali
- Valorizzazione del territorio come promozione legata al consumo diretto e allo scambio dei beni primari, prodotti all’interno del distretto.
- Azioni di recupero e valorizzazione dei vecchi nuclei insediativi rurali.
- Nuove reti di servizi propri alla risposta dei bisogni di cittadinanza sociale nel suo complesso.
- Sostegno alle società cooperative di tipo B per favorire l’occupazione e l’inclusione sociale delle fasce espulse dal mercato del lavoro.
Aspetti innovativi e sperimentali
- Ridefinizione del rapporto tra città e campagna
- Nuovo rapporto Spazio/Cittadino, come forma alternativa alla dimensione della quotidianità
- Nuove prassi relazionali, legate a diverse forme di appartenenza sociale
- Nuovo processo produttivo solidale e sostenibile.
L’ente promotore
L’Asp Poveri Vergognosi, capofila del progetto, si pone come elemento regolatore dell’intero sistema pubblico-privato.
Le Fasi di sviluppo del progetto
Fase 1: Analisi di fattibilità sui processi di riorganizzazione dell’ecosistema rurale in rapporto ai
valori identitari e alla gestione sostenibile del paesaggio, e definizione degli indicatori
sintetici della qualità territoriale.
Fase 2: Elaborazione del progetto di pianificazione territoriale fondato sull’obiettivo di
riqualificazione dello spazio aperto a partire dalla reinterpretazione della matrice
agricola, riproposta in termini di strategia di sviluppo e basata sull’equilibrio tra elementi
urbani, edilizi e rurali.
Fase 3: Elaborazione del piano strategico per la definizione della filiera legata ai processi
produttivi agricoli che ricoprono funzioni chiave per la realizzazione delle azioni
previste: dalla produzione al consumo solidale.
Fase 4: Costituzione del tavolo interistituzionale di pilotaggio per l’attivazione delle reti di
relazioni e scambi funzionali tra l’area urbana ed il contesto ruarale di riferimento,
all’interno del quale individuare gli strumenti di facilitazione e sensibilizzazione della
comunità locale per il coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati.
Fase 5: Elaborazione del piano d’intervento di cohusing abitativo per le risorse umane espulse
dal mercato del lavoro, dainserire nei processi produttivi del distretto sostenibile.
Fase 6: Analisi sui fabbisogni di personale da inserire nei processi produttivi del distretto
sostenibile sia in termini di servizi che di attività agricole.
Fase 7: Selezione, orientamento e formazione del personale espulso dal mercato del lavoro e
incrocio col fabbisogno di risorse umane nel sistema del distretto.
Fase 8: Attivazione di una rete di servizi a carattere sociale, come la sistematizzazione di
esperienze terapeutiche di ippoterapia, attraverso il modello Paddock, in quanto servizio
strutturato per la comunità locale
Fase 9: Avvio delle azioni operative
Risultati attesi
- Costruzione di un modello d’intervento da utilizzare per altri territori periurbani dell’area comunale di Bologna, in quanto “best practice”.
- Elaborazione di modelli economici e sociali che provengono dalla trasformazione del mondo rurale.
- Integrazione e inclusione sociale delle fasce espulse dal mercato del lavoro presenti sul territorio, dal punto di vista lavorativo e abitativo, nella logica del social housing, attraverso le cooperative sociali di tipo B.
- Nuove destinazioni d’uso degli immobili rurali, finalizzati alla creazione di un sistema infrastrutturale sostenibile.
- Valorizzazione dell’associazionismo a supporto delle attività operative delle cooperative di tipo B.
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