Progetto per un social housing di transizione

2012

PREMESSA

Il progetto Social Housing di transizione mette al centro non l’inserimento abitativo di persone escluse socialmente ma l’integrazione dei servizi che possono portare all’autonomia sociale.

Il rapporto tra le attività e le azioni diventa dinamico in ragione di un take care di tipo sociale, cioè a dire la dimensione abitativa diventa dinamicamente azione del prendersi cura sociale da parte dell’Ente attuatore.

Ecco perché il concetto del take care, cioè del prendersi cura, diventa centrale poiché designa l’iter di azioni e d’interventi specifici pensati attorno al soggetto.

PAROLE CHIAVE

Take care; Autonomia e autodeterminazione; Nuovi bisogni; Innovazione; Rete per il reinserimento.

ANALISI DI SCENARIO

Il mondo del disagio sociale, della marginalità e della povertà si va sempre più complicando; da una parte vi sono i nuovi processi di esclusione, come l’aumento della disoccupazione, dei flussi migratori, la crisi economica incombente. E’ sempre più alto il numero di persone per le quali la rete pubblica è sempre più inadeguata alla gestiopne del fenomeno delle “nuove povertà”. Ecco che diventa difficile disegnare percorsi efficaci di reinserimento sociale.

La situazione di crisi incombente mette sempre più a rischio, attori sociali quali i minori stranieri, le famiglie monogenitoriali, gli anziani, donne, nella maggior parte di casi immigrate, che sono arrivate tramite politiche di ricongiungimento famigliare. Appare dunque evidente che, se si vogliono affrontare problemi legati alle marginalità urbane, sia necessario studiare questa realtà, comprendere come le “nuove povertà” possono in taluni casi affiancarsi alle “vecchie”, come la povertà economica sia sempre più da mettere in relazione con una vulnerabilità sociale e una solitudine relazionale.

MISSION

La crisi sistemica che produce la contrazione dei redditi, fa sempre di più avvicinare target sociali estremamente diversi, almeno fino a qualche anno fa, alle dinamiche dell’esclusione sociale.

Per i motivi sopra esposti il progetto di Social Housing di transizione, deve necessariamente uscire fuori dalla logica istituzionalizzata della presa in carico della persona esclusa, poiché non più rispondente alla realtà.

Cioè a dire, l’iter di azioni e interventi specifici pensati attorno al soggetto non possono essere attivati nella logica assistenzialistica innescata tradizionalmente dalle municipalità, ma deve avere una diversa configurazione. In tal senso, attraverso questo progetto, il sistema dei servizi territoriali, che rimane all’interno della rete in raccordo con l’ASP, è chiamato a svolgere una funzione diversa da quella solitamente svolta.

“Mettere in condizione di”, presuppone che il soggetto/target su cui si lavora non sia soggetto passivo, in una logica assistenziale appunto, ma soggetto attivo, poiché è egli stesso che deve muoversi “attivamente” sul mercato, mettendo in atto le proprie risorse personali con un atteggiamento legato al fare.

In tal senso il criterio è quello di elaborare un piano strategico a favore della persona che abbia una tempistica ben definita e su questa costruire un sistema di servizi integrato che, appunto, nel tempo prestabilito, metta in condizione l’individuo di non essere estromesso o di rientrare nel mercato del lavoro e riorganizzare la propria dimensione sociale. Tale piano deve coinvolgere diverse professionalità che siano in grado di favorire la sua reintegrazione nel tessuto sociale.

DESTINATARI

L’innovazione del progetto sta nel fatto che i destinatari, pur rientrando nelle categorie più o meno istituzionalizzate di esclusione sociale, che abbiano una certificazione ISEE o ancora che dimostrino di non avere mezzi di sussistenza, devono possedere una capacità, anche “sotterranea”, di reazione alla risoluzione dei problemi, in grado di attivare le proprie risorse personali in termini di motivazione e di autodeterminazione delle scelte, al fine di rientrare nel mercato del lavoro o da questo di non esserne espulsi.

Di seguito riportiamo le categorie di riferimento:

  • Persone appartenenti a famiglie monoreddito
  • Persone appartenenti a famiglie monoreddito in cassa integrazione
  • Immigrati con famiglie a carico in loco
  • Donne che cercano di reinserirsi nel mercato del lavoro dopo periodi di assenza per carichi familiari;
  • Donne italiane o immigrate sole con figli a carico;
  • Disoccupati a bassa scolarità con famiglie a carico;
  • Disoccupati senza famiglia;
  • Uomini separati o divorziati.
  • Donne separate o divorziate.

DURATA

La permanenza all’interno del programma di social housing di transizione ha la durata di un anno, poiché l’arco temporale di 12 mesi è indispensabile per poter attivare, in modo efficace, dei percorsi di reinserimento o mantenimento lavorativo, considerando la fase di un’eventuale riqualificazione, un’eventuale avvio sottoforma di tirocinio/stage, un eventuale contratto precario, e come ultima fase l’inserimento stabilizzato e dunque l’autonomia, che può tradursi anche in autonomia abitativa.

La motivazione della permanenza di dodici mesi all’interno del progetto risiede esclusivamente nel fatto che chi entra in essa ha perso la cittadinanza attiva, e le condizioni necessarie per l’ingresso e il tempo richiesto, sono sufficienti per riacquistarle.

Nel caso in cui gli interventi si rendessero efficaci in tempi più brevi, e l’autonomia si riuscisse a determinarla prima della scadenza dei 12 mesi, sarebbe responsabilità del Project Management, ad anticipare la fuoriuscita.

Di contro, pensare di avviare un progetto di reinserimento socio-lavorativo in un tempo inferiore ai 12 mesi, non è in linea con un principio di realtà legato alle dinamiche del mercato del lavoro, che si unisce alla necessità di ricerca di una nuova soluzione abitativa, che ha bisogno comunque, oltre che di un lavoro stabile, anche di un piccolo investimento iniziale.

OBIETTIVI

  • Costruzione di un sistema d’integrazione dei servizi per il raggiungimento dell’autonomia di persone socialmente escluse.
  • Attivazione di percorsi di reinserimento lavorativo e abitativo per persone socialmente escluse.
  • Raggiungimento dell’autonomia sociale, in termini abitativi e lavorativi, per persone espulse dal mercato del lavoro.

ATTIVITA’

  • Definizione di uno Sportello Nuove Povertà
  • Costruzione di una rete per il reinserimento lavorativo
  • Erogazione dei servizi integrati

SERVIZI INTEGRATI PER LA TRANSIZIONE

Con l’intento di promuovere la transitorietà e permettere ad ogni utente o nucleo famigliare una uscita in AUTONOMIA dal Social Housing i servizi integrati potenzialmente esperibili sono:

  • Portineria Sociale Diurna.
  • Segretariato sociale.
  • Microcredito.
  • Costruzione rete partenariato Orientamento/Lavoro.
  • Spesa Sociale Alimentare (Banco Alimentare).
  • Conto Corrente Etico valido per il periodo di permanenza nel programma.
  • Tutoraggio dell’economia familiare.

COSTITUZIONE DELLO “SPORTELLO NUOVE POVERTA’”

L’organismo su cui viene costruito il progetto di social housing di transizione è lo Sportello Nuove Povertà”, che richiede competenze trasversali:

  • Psicologia del lavoro
  • Educatore professionale
  • Esperto in processi formativi
  • Assistente sociale
  • Tutorship

CRITERI DI SELEZIONE E MODALITA’ DI ACCESSO

I criteri di selezione costruiti per l’accesso al social housing di transizione si sostanziano nella volontà di uscire fuori dalla cultura assistenzialistica ormai non più in grado di rispondere ai bisogni sociali del nostro tempo. Per dare un senso diverso all’intervento sul territorio, la persona diventa protagonista della propria vicenda sociale, in modo tale da essere facilitato dall’ente attuatore.

Il concetto di facilitazione, quindi, prende il posto del concetto di assistenza, rispondendo così a processi sociali di natura assolutamente diversa, legati prevalentemente alla dimensione sociale della persona, che non è più il disagiato da rieducare, ma è un cittadino escluso dall’accesso ai diritti fondamentali che deve ritornare a vivere una cittadinanza attiva.

Ecco perché, a prescindere dal tipo di vulnerabilità sociale di cui è portatore la persona, il principale criterio di selezione è legato alla predisposizione personale, della stessa, poiché chi verrà inserito nel progetto “non sarà assistito ma sarà facilitato”. Cioè a dire, l’elemento di discrimine per inserire un soggetto socialmente escluso nel programma di social housing di transizione è la sua capacità di essere soggetto attivo e motivato ad uscire fuori dalla situazione di esclusione, mettendo in atto tutte le sue risorse personali, che verranno, appunto, facilitate dal programma stesso.

All’interno della relazione inviata dai servizi territoriali, che può essere elaborata dai servizi stessi o dalle organizzazioni di privato sociale o anche da soggetti segnalatori non formali, devono essere necessariamente presenti, affinché la segnalazione non venga esclusa, i seguenti elementi:

  • la tipologia di target a cui appartiene il soggetto;
  • il tipo di vulnerabilità sociale di cui il soggetto è portatore;
  • le caratteristiche del soggetto o nucleo familiare che descrivino la capacità di reazione alla risoluzione dei problemi e le capacità di attivazione delle proprie risorse personali in termini di motivazione e di autodeterminazione delle scelte;
  • le modalità e i tempi attraverso cui la persona è stata espulsa dal mercato del lavoro;
  • un curriculum vitae formato europeo.
  • Tutte le segnalazioni pervenute saranno vagliate attentamente e nel caso in cui esistessero situazioni personali equiparabili avrà la precedenza nella scelta la data di protocollo della relazione inviata.

DECLINAZIONE DELLE AZIONI

Azione 1: Invio senza servizi e Take Care

Qualsiasi associazione o cooperativa sociale o organizzazione benefica o ancora un soggetto informale, invia allo “Sportello Nuove Povertà” dell’Asp la persona, la quale attua la “presa in carico senza servizi”, ed elabora una relazione, cercando di individuare i punti salienti ed i motivi che hanno portato la persona alla situazione di esclusione. Una volta analizzati i requisiti, cioè lo stato di indigenza e le capacità di rendersi attivo, verrà analizzata la veridicità della relazione stessa attraverso uno o più colloqui con la persona o la famiglia. Se lo Sportello Nuove Povertà individuerà la veridicità della relazione, sarà attivato il Take Care, viceversa l’invio verrà rifiutato e si passerà alla valutazione di un altro caso.

Azione 2: Il PAS e la RETE

Il PAS (Piano per l’Autonomia Sociale) è il documento all’interno del quale viene progettata una strategia sulla persona, insieme alla persona, per il raggiungimento dell’autonomia e quindi per il reinserimento socio-lavorativo, individuando le fasi di sviluppo intermedie e la tempistica susseguente.

Il PAS è un documento esclusivamente indirizzato a descrivere e monitorare gli step per il reinserimento nel mercato del lavoro.

La rete di partenariato viene costruita attorno all’azione degli stakeholder di progetto, i quali devono porsi come punto sorgente per rispondere ai bisogni della persona. Ciò si traduce, in termini operativi, su diversi livelli d’intervento, poiché le tipologie di utenza possono essere assolutamente variegate, come di conseguenza la risposta ai bisogni.

Azione 3: Inserimento abitativo

L’inserimento abitativo è seguente alla strutturazione della contrattualistica: sottoscrizione di un regolamento.

Azione 4: Attivazione servizi di transizione

L’attivazione dei servizi di transizione è propedeutica all’elaborazione della strategia di sviluppo dell’autonomia costruita all’interno del PAS, dove dovranno emergere i bisogni primari da soddisfare, se ci sono, e quindi la possibilità d’individuare quali strumenti messi a disposizione devono essere attivati.

Azione 5: Orientamento al lavoro

Le attività di orientamento e riqualificazione professionale, finalizzate al reinserimento lavorativo, dovranno essere assolutamente personalizzate, legate alla strategia di sviluppo costruita all’interno del PAS. Dovranno essere costruiti dei percorsi ad hoc per ogni persona, sulla base di un processo standardizzabile sui seguenti passaggi:

  • Bilancio delle competenze
  • Individuazione delle esperienze, competenze e abilità spendibili sul mercato
  • Attività di riqualificazione professionale
  • Attivazione di azioni di riqualificazione in funzione ai bisogni personali
  • Individuazione dell’azienda
  • Ricerca del partner aziendale su cui indirizzare la risorsa riqualificata
  • Attivazione protocollo d’intesa attraverso modalità flessibili
  • Individuazione della migliore possibilità d’inserimento della risorsa, per fase di prova temporanea a costi zero per l’azienda: borsa lavoro, tirocinio, stage, con l’impegno dell’azienda ad una possibile stabilizzazione nel caso in cui la risorsa risponda positivamente in termini di performance. Una ipotesi possibile sul pagamento delle borse lavoro potrebbe essere quella di coinvolgere sponsor o fondazioni come partner del progetto.
  • Reinserimento lavorativo
  • Stabilizzazione della persona dal punto di vista lavorativo, che segna la fine della permanenza abitativa, nell’arco di un anno.

Azione 6: Orientamento ai servizi cittadini

L’Orientamento ai servizi cittadini è un’azione che può essere attivata a seconda dei bisogni e della situazione della persona o famiglia inserita nel programma di social housing.

Mentre nell’ultima fase di permanenza nel social housing, cioè gli ultimi tre mesi, deve supportare la ricerca di una nuova situazione abitativa in libero mercato.

Azione 7: Follow-up

L’azione di Follow-up è destinata a valutare l’efficacia delle azioni precedenti. L’esame di Follow-up è funzionale ad una valutazione oggettiva dell’effetto desiderato o risultato che può essere qualitativamente misurato. In tal senso questa azione costituisce la casistica su cui si costruisce il background del programma di social housing.

La possibile costruzione quindi di una eventuale banca dati sui generis con indicatori oggettivamente verificabili potrebbe rivelarsi un utile strumento per la realizzazione di buone prassi innovative.

Azione 8: Monitoraggio del fenomeno Nuove Povertà

Il fenomeno delle nuove povertà non è misurabile con appropriati strumenti di ricerca e indagine, poiché socialmente difficile da intercettare. Le uniche indicazioni empiriche che si hanno sono:

chi è soggetto ad una crisi economica improvvisa, ed è costretto a passare dal proprio status sociale ad una situazione di indigenza, difficilmente si rivolge ai servizi sociali territoriali.

I luoghi a cui le persone colpite da improvviso stato di indigenza fanno riferimento sono la mensa e il centro d’ascolto della Caritas o enti similari.

Per tali ragioni, diventa opportuno creare un ponte informativo con gli enti di riferimento, attraverso somministrazione di questionari e altri strumenti di indagine da elaborare, per avere dei dati quanto più legati ad un principio di realtà.